A Como da circa un mese stiamo vivendo una situazione di totale emergenza umanitaria. Centinaia di persone in fuga da guerre, violenza e fame stanno dimorando nel piazzale e nel parco antistante la Stazione Ferroviaria (San Giovanni) in una situazione che non è accettabile.
La mancanza di volontà politica da parte della maggior parte delle istituzioni cittadine ha fatto si che tutta l’accoglienza e la solidarietà fossero, almeno per tutto il primo periodo, totalmente sulle spalle dell’azione volontaria con tutte le dinamiche che si innescano da una cosa simile. (L’apertura dello stato d’emergenza ed il conseguente mandato ufficiale alla CRI ed alla PC di gestire la cosa avrebbe risolto centinaia di problematiche legate a risorse e personale).
Per i primi 20 giorni, ogni sera, decine di volontarie e volontari insieme alla CRI distribuivano sacchetti con razioni di cibo da campo, vestiti e coperte per cercare di aiutare il più possibile le persone che dimoravano in stazione.
Ora, sono state aperte delle mense, montato un tendone (circa 32 posti su 500/600 migranti), installati dei servizi chimici in prossimità della stazione ed una scuola cittadina ha messo a disposizione 4 docce situate in una loro palestra ma dalla fine di agosto, quando questi servizi verranno meno saremo al punto di partenza.
In stazione sono stati installati servizi e probabilmente nelle prossime settimane verrà predisposto un centro temporaneo di transizione. (un piccolo passo avanti in confronto allo stare in stazione ma ancora solo e soltanto un tamponare e non un risolvere)
Si tratta di piccoli miglioramenti che vanno a tamponare una situazione che però non può reggere a lungo.
Como è di fatto una città di frontiera, ed in quanto tale deve attrezzarsi per rendere dignità a tutte e tutti coloro le/i quali transiteranno dalla nostra città per cercare di raggiungere i propri cari nel nord dell’Europa, oppure semplicemente per cercare una vita migliore fuggendo da fame, guerre e miseria.
Il problema è di natura politica ed alla fonte di tutto ci sono gli accordi internazionali, e la gravissima mancanza di corridoi umanitari che consentano alle persone di circolare liberamente in Europa.
E’ inaccettabile che in un Continente dove i capitali circolano senza alcun problema, per le persone che scappano da morte, guerre e miseria si creino tutti questi problemi.
Si parla dell’arrivo di container che risolverebbero almeno una parte dei problemi logistici dei migranti (creando di fatto un centro transitorio temporaneo che pur non sarebbe certo una reale soluzione al problema ma ancora un tamponamento), si parla dell’individuazione del luogo dove mettere i container, ,ma il reale problema rimane e brucia sulla pelle di chi, per cercare di tutelare la propria vita e quella delle proprie famiglie si è reso consapevole che l’unica strada percorribile era quella della migrazione.
Como è una città di frontiera, e come tale dovrà preparasi seriamente a livello istituzionale a reggere questo tipo di situazione.
Le persone che arrivano sono dei rifugiati che scappano dalle guerre che anche l’Italia contribuisce ad alimentare nei loro paesi.
Sui quotidiani di stampa locale escono articoli dove si attribuisce alla presenza dei profughi un calo del turismo. Dopo un mese in stazione non posso nemmeno pensare che i problemi del comasco medio siano di questa natura.

Como, 16 agosto 2016

Fabrizio Baggi