Como, 17 gennaio 2014-
Preoccupazione per una delle più gravi emergenze occupazionali del
nostro territorio, condanna dello sconsiderato comportamento della
dirigenza aziendale, pressione affinchè le istituzioni e le forze
politiche non lascino soli i lavoratori licenziati: si può
riassumere così l’intervento di Rifondazione Comunista in merito
al caso Sisme, l’azienda olgiatese dove sono da poco partiti i
licenziamenti di 223 dipendenti.
“Un tracollo del genere-
scrive in una nota Pierluigi Tavecchio, neo coordinatore del Prc
comasco- rischia di diventare la pietra tombale per l’industria e
il lavoro dell’intera provincia, già duramente provati da una
crisi che ormai dura da troppo tempo”. Crisi che, nel caso della
Sisme, si somma all’intransigente comportamento dei vertici
aziendali, sordi di fronte ad tentativo di mediazione: “il
prolungamento di un altro anno del contratto di solidarietà-
continua la comunicazione- avrebbe dato tempo per provare il rilancio
della fabbrica, o comunque avrebbe evitato ai lavoratori un vero e
proprio salto nel buio”. Tutto ciò nonostante la disponibilità
degli stessi dipendenti, già scesi negli ultimi anni “da 1200 agli
attuali 500, prova di un senso di grande responsabilità, dimostrato
anche dai 30 dipendenti disponibili alla mobilità a fronte dei 50
richiesti dall’azienda, segno che un accordo era possibile”. Per
evitare un disastro sociale “con pochi precedenti” servirebbe
allora che la politica e le istituzioni facessero ancora di più la
loro parte: “al di là degli sforzi già compiuti, la realtà ha
reso necessaria un’azione di pressione ancora maggiore- conclude
Tavecchio- la dirigenza, le cui promesse di nuovi investimenti hanno
al momento una consistenza nulla, deve capire che non può rifiutare
le proprie responsabilità, ma riaprire le trattative e non lasciare
al proprio destino decine di famiglie, condannandole ad un futuro
drammatico”.
0 Commenti