Nei giorni scorsi i cittadini svizzeri si sono espressi, attraverso un referendum per la rinegoziazione - entro tre anni - degli accordi con l’Unione Europea che attualmente prevedono la libera circolazione delle persone sul territorio elvetico. Il referendum è stato promosso dal partito di ultradestra UDC, lo stesso che da anni fa delle campagne contro l’immigrazione un vero e proprio punto di forza. Ne sono testimonianza alcuni dei vergognosi cartelloni per pubblicizzare l’iniziativa, in cui i lavoratori italiani venivano rappresentati come grossi topi.
Non a caso, il leader del partito nazionalista francese “Front National” - Marine Le Pen - ha dichiarato di concordare nella forma e nella sostanza con i risultati del referendum ed alcuni esponenti della Lega Nord, tra cui l’attuale segretario Matteo Salvini, già parlano di proporre l’iniziativa anche in Italia.
Lo stesso governo elvetico si era espresso contro la proposta ed il referendum è passato con una maggioranza di meno di 20.000 voti. Il maggior successo per i sì  (68%) è stato riscosso proprio nel Canton Ticino, che vede la maggiore rappresentanza di lavoratori italiani frontalieri provenienti anche dal nostro territorio. Diversi imprenditori svizzeri hanno già evidenziato forti preoccupazioni per le negative ripercussioni che queste limitazioni porteranno per le loro aziende.
Le limitazioni riguarderanno, tra l’altro, non solo l’ingresso dei lavoratori, ma anche dei richiedenti asilo.
Il risultato di questo referendum s’inquadra, purtroppo, in una preoccupante tendenza che sta attraversando quasi tutti gli stati europei e che rischia di concretizzare – soprattutto in tempi di profonda crisi economica come quelli che stiamo vivendo - i temibili venti di deriva populista, fascista, xenofoba e razzista.
Molto spesso i lavoratori immigrati svolgono mansioni che i cittadini del paese ospitante non vogliono ricoprire. Basti entrare in una qualsiasi pizzeria o in un qualsiasi cantiere edile, per rendersi conto di questa realtà.
In conclusione, tutto cambia perché nulla cambi: i lavoratori e le fasce sociali più deboli continuano a pagare le scelte scellerate di populisti senza scrupoli, che fanno finta di non sapere che gli immigrati hanno contribuito e continuano a contribuire al benessere di tutti. Così come fanno finta di non sapere come quegli stessi immigrati accettino di lavorare in condizioni di gran lunga peggiori e con salari molto inferiori rispetto a quelli dei “locali”.
Per contro, all’insegna del “pecunia non olet”, la libera circolazione dei capitali - anche di dubbia provenienza - non suscita il minimo senso di fastidio ai probi difensori del sacro suolo elvetico.

Per noi, lo sviluppo di un paese passa attraverso i valori dell’integrazione, della solidarietà verso le fasce più indifese della popolazione e soprattutto attraverso il rispetto e la tutela del lavoratori (TUTTI!), senza distinzione di provenienza e nazionalità.