Il ministro Alfano torna come una furia ad attaccare ciò che rimane dell’ART.18 dello Statuto dei Lavoratori
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi condivide questa strada e tra NCD e PD l’unica incomprensione a riguardo è sulla data in cui far partire la modifica.
I due signori non hanno ancora capito che l'art. 18 insieme a mille altri diritti basilari ce lo hanno già rubato due  anni e mezzo fa, mediante la cosiddetta riforma,  raccontandoci che il nostro Paese avrebbe così  visto investimenti esteri sul territorio. E’ risaputo che non è liberalizzando i licenziamenti selvaggi che uno Stato totalmente privo di una politica industriale diventa appetitoso agli occhi degli investitori di altri paesi, infatti le tanto promesse forme di investimento in Italia non sono mai avvenute. Ad oggi il tasso di disoccupazione giovanile è ai massimi storici, la contrattazione è ridotta ai minimi termini e le forme contrattuali cosiddette atipiche sono arrivate a livelli insostenibili per numero e tipologia.
Bisogna ricordare alla coppia Alfano - Renzi che dopo quell'attacco alla Democrazia sono state raccolte da una parte della CGIL e dai Partiti politici che si opponevano a tale scempio, più di un milione di firme per chiedere un referendum che ripristinasse lo statuto dei lavoratori nella sua piena forma, e che è servito un colpo basso venuto dall'alto (lo scioglimento anticipato delle camere) per renderle vane.
Dovremmo sempre ricordare a questi signori che ancor più grave in Italia è la loro tanto amata legge Sacconi, che mediante l'Art. 8 consente ai proprietari di aziende di ogni genere (dal piccolo imprenditore alla grande fabbrica) di derogare totalmente il contratto nazionale applicando il contratto di secondo livello anche se peggiorativo, ebbene sì hanno fatto una legge che permette di evadere la legge.
Sempre a loro dovremmo ricordare che non si abbattono i costi di un Paese facendo una riforma della PA che taglia i permessi sindacali e i distacchi minando la Democrazia nei luoghi di lavoro, oppure abolendo il Senato in barba alla nostra Costituzione.
I costi si abbattono realmente dando un tetto massimo agli stipendi milionari, il debito si sana mediante una vera patrimoniale sulle grandi ricchezze mobili ed immobili e sulle rendite finanziarie.

Dalla crisi si esce con una vera politica industriale con la de-precarizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori, non certo creando nuovi schiavi senza diritti di nessun genere e senza certezze.