“La mafia in Brianza non c'è al massimo c’è qualche
mafioso” - ha sempre sostenuto il
presidente Formigoni - “qua al nord la
mafia è un problema che non coinvolge nessuno, infatti da noi la mafia non
conta niente , cosa nostra è assente , Totò Riina, Bernardo Provenzano e
Giovanni Brusca fanno parte del folklore
meridionale come il peperoncino e le cipolle di Tropea.”
Per anni abbiamo dovuto sentire false affermazioni di
questo tipo dalla stragrande maggioranza dei politicanti del centrodestra, il
fatto vero però è che in “Terra Padana”
domina da anni la più potente e pericolosa delle attuali organizzazioni
criminali, la “ndrangheta”.
Dapprima solo un fattore locale, intraprendendo con
successo attività illegali che non
prevedevano uso di una presenza “militare”, ma gli ultimi fatti di cronaca
dimostrano come le cose siano cambiate.
Il distributore di benzina sequestrato a Bulgarograsso
con ben 4 tonnellate di cocaina purissima sequestrata - 18 arresti e beni sequestrati per 10 milioni di euro.
L’omicidio di Guanzate inizialmente passato come un
personale regolamento di conti,
ricongiunto poi ad attività di carattere mafioso.
Il fenomeno locale è più che mai un fatto concreto, le continue estorsioni ai piccoli
commercianti, cosi come i sequestri di droga fanno della nostra provincia una
realtà geo-politica sempre più simile a quella di Locri o Reggio Calabria.
Le attività criminose gestite dalle “ndrine” nella
nostra regione spaziano tra pizzo, infiltrazioni nelle grandi opere pubbliche e
non, spaccio di sostanze stupefacenti in particolar modo quello della cocaina,
sfruttamento della prostituzione, smaltimento
abusivo dei rifiuti.
La cosa più grave è che i proventi di questi traffici
illegali vengono poi riciclati nei “lavandini” di denaro quali le sale slot, ed
i compro oro.
Non ci facciamo mancare nulla, infatti le riunioni di
carattere mafioso volte a decidere la divisione delle aree sono all’ordine del
giorno. Basti pensare al famigerato incontro che pochi anni fa si è svolto
all’interno dell’ospedale di Mariano Comense.
Purtroppo il susseguirsi di amministrazioni comunali
“disattente” hanno fatto si che il fenomeno non trovasse ostacoli e si
sviluppasse fino a questo punto.
Gli esempi non mancano, si faccia riferimento ad
esempio a quella di Desio sciolta per infiltrazione mafiosa, o agli avvisi di
garanzia che in occasione dell’expo
certo non si sono fatti aspettare.
Forze politiche di centrodestra, che da anni amministrano
i nostri territori, abilissime nel tuonare contro immigrati e ad inneggiare
alla tolleranza zero nei confronti della micro-criminalità non hanno di sicuro
alzato grandi barriere difensive contro il dilagare di questo fenomeno.
Non sono infatti mai mancati casi in cui imprenditori
locali molto vicini alle posizioni politiche di chi amministra la nostra
Regione, siano rimasti coinvolti in fatti legati ad attività di questo tipo.
La 'ndrangheta, è l'unica organizzazione criminale ad
avere due sedi Reggio Calabria e Milano, il nostro territorio ormai è da
decenni teatro di questo tipo di affari,
i “capo – ndrina” hanno molti soldi, prestano ad usura, hanno immobili, magazzini , alberghi e ristoranti, hanno i
compro oro per lavare i soldi così come
le sale da gioco e si sono infiltrati
molto bene ed in profondità nei grandi appalti, dalla TAV all’Expo.
Una nuova
“ndrangheta”composta da colletti bianchi, ma anche una vecchia “ndrangheta” che non esita
ad ammazzare se necessario, si pensi a casi come l’uccisione di Carmelo
Novella, l’omicidio di Rocco Cristello avvenuto a Verano Brianza, il caso di
lupara bianca nel maneggio di Bregnano utilizzato anche come deposito di armi,
o il caso di Guanzate frettolosamente inteso
come un semplice omicidio per futili motivi di droga, e ricondotto poi a
fatti mafiosi.
Nel campo dello smaltimento dei rifiuti, negli ultimi
anni le cosche hanno fatto affari con le discariche abusive, ne sono state
scoperte nel 2008 in tre comuni della Brianza milanese : Briosco, Desio
Seregno.
Cos'è la ndrangheta?
È ad oggi sicuramente una delle organizzazioni
criminali più ricche e potenti al mondo, ricca di : affiliati, disponibilità
economiche, e al contrario di cosa nostra o la camorra campana, è pressoché
priva di collaboratori di giustizia dato anche dal fatto che le cosche sono
formate da persone legate da stretti vincoli familiari.
La ndrangheta
ha una struttura lineare tanto semplice quanto pericolosa ed efficiente, ogni
“FAMIGLIA “ ha il pieno controllo del territorio dove opera, e le cosche si
fondano su una struttura famigliare fatta da veri parenti con pochissimi
estranei, del resto questa è la loro forza.
I loro business principali sono il traffico di droga, l’estorsione ed il
movimento terra.
La ndrangheta in provincia di Como è una realtà evidente, la cui espansione e diffusione è
avvenuta da svariati decenni e nonostante ciò rimane un forte velo di omertà.
LA NOSTRA PROVINCIA
Como è il capoluogo di una provincia che d i circa 600
000 abitanti, inserita nella realtà economica e produttiva della pianura padana
e vicina geograficamente alle più popolate provincie di Milano Lecco Varese
e Monza-Brianza.
La città si trova in una posizione centrale per lo
sviluppo di tutti i traffici legali e non che attraversano queste ricche
provincie, inoltre la provincia di Como
confina con la Confederazione Elvetica raggiungibile comodamente sia via terra,
che via lago, meta privilegiata per gli scambi commerciali e per gli affari
illegali , non stà a noi ricordare l’ermetismo svizzero nei confronti della
tutela dei conti correnti bancari.
La nostra provincia è suddivisa in 163 comuni , ed in
molti di essi le organizzazioni di stampo mafioso si sono insidiate ed
hanno preso il controllo di alcune
realtà sia economicamente che territorialmente, come dimostra il fatto che a
partire dal 1980 si è verificato il fenomeno del pagamento del cosiddetto pizzo
da parte di alcuni esercizi pubblici e commerciali.
La colonizzazione diviene evidente a partire dagli
anni 70 quando nella provincia di Como si contano 4 “locali di ndrangheta” :
COMO, CERMENATE, SOCCO(frazione di Fino Mornasco) e MARIANO COMENSE , formando
una struttura sovraordinata alle varie locali ed è in questo periodo che
GIUSEPPE MAZZAFERRO boss di Marina di Gioiosa Jonica residente
in Lombardia crea attorno a se un vero e
proprio clan.
Tra gli anni ottanta e novanta vengono istituite altre
locali, non gestite direttamente da Mazzaferro oltre alle 4 già menzionate,
APPIANO GENTILE ,e SENNA COMASCO.
Alla fine dei vari processi ed operazioni di polizia
si conteranno ben 16 locali in Lombardia.. tre a Milano ed interland, una locale nelle seguenti città: Appiano
Gentile, Cermenate, Como, Fino Mornasco Mariano Comense, Lentate sul
Seveso, Lumezzane,Monza, Pavia, Rho,
Senna Comasco Seregno e Varese.
Molteplici sono state le varie operazioni antimafia
effettuate nel nostro territorio, a partire dalla prima, forse la più
eclatante, effettuata nel 1994 e
denominata come “Operazione fiori della notte di San Vito” fu chiamata cosi in
quanto i fiori, nel linguaggio malavitoso, sono i gradi degli affiliati, e San
Vito fu il santo patrono del giorno in cui venne effettuato il blitz.
Durante le perquisizioni vennero effettuati 370 ordini
ci custodia cautelare (di cui 213 solo
nella provincia di Como)
il 13 luglio 2010 scatta il blitz denominato
“operazione infinito” condotta dalla dda di Reggio Calabria e Milano in cui è
emersa la presenza della locale di Erba
Canzo- Asso, e il rafforzamento della locale di Mariano Comense.
A capo di essa si trova Salvatore Muscatello , uno dei
più anziani ed influenti esponenti della ndrangheta in Lombardia, inoltre dalle
indagini risultò come la locale di Mariano Comense avesse a disposizione un
vero e proprio arsenale.
La locale di Mariano Comense fu considerata la più
rilevante per importanza nella gerarchia “ndranghetista” dei suoi esponenti. A
seguito dell’omicidio di Carmelo Novella vi fu poi un declino della locale stessa.
Per la locale erbese ,di recente costituzione, il
ruolo dominante fu assegnato a Pasquale Giovanni Varca, mentre per la terza ed ultima locale, quella di Canzo- Asso il nome emerso fu
quello di Luigi Vona.
BUSINESS BRIANZOLO
Ma cosa fa la ndrangheta nella nostra bella tranquilla
e laboriosa provincia?
Il cuore e il
pezzo forte degli affari è il narcotraffico, come testimoniano ormai i
frequenti sequestri, però oltre ai soldi provenienti dalla droga in un
cablogramma del settembre 2004 , partito dall’ambasciata usa di Ankara si legge
che Como è considerata un punto di passaggio cruciale del traffico di esseri
umani dove vista la posizione geografica favorevole, le vittime vengono dotate
di falsi passaporti e camuffate da turisti.
Inoltre tra il 2006 e il 2010 le autorità individuano
ben 36 episodi criminosi riconducibili alla ndrangheta quali auto e mezzi di
lavoro incendiati, spari contro vetrine ed omicidi.
CONCLUSIONI
Mentre nel sud Italia si sta formando una coscienza e
una vera e nuova cultura della legalità, nei nostri territori si riscontra
ancora una forte forma di negazionismo.
La mafia non è soltanto malavita, la cultura della
legalità deve essere di tutti e non di pochi, tutti dobbiamo fare la nostra
parte, cittadini, politici, operai, disoccupati, manager, dirigenti ed amministratori.
CHE FARE
Cosa si può fare per arginare questo strapotere
mafioso?
Per prima cosa bisogna parlarne il più possibile ,
bisogna affondare questa forte omertà presente nel territorio, bisognerebbe che
in ogni scuola a partire dalle primarie si tenessero lezioni di legalità,
inoltre anche gli amministratori locali devono fare il loro, basta dare appalti
ad aziende non certificate delle quali non si hanno certezze, la dove è
operante una locale si formi una commissione o consulta permanente antimafia.
Bisogna iniziare ad ammettere che la mafia è nostro
malgrado un fenomeno altamente diffuso sul territorio.
Riconoscendo la malattia, si inizia realmente la cura.
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