Oggi ricorre il ventitreesimo anniversario della strage di Capaci, ed ancora una volta la nostra intenzione è quella di ricordare il sacrificio di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e di tutti gli uomini della scorta brutalmente assassinati da cosanostra.

Da allora ombre nere si aggirano negli armadi segreti del nostro Paese, mentre alcuni mafiosi sono finiti in carcere, ci chiediamo se i complici, o peggio ancora i mandanti legati alla "malapolitica" ed agli apparati deviati dello Stato abbiano veramente pagato per la morte di persone tanto straordinarie.

Giovanni Falcone è stato un uomo innamorato della sua Palermo, amico della vita, servitore di uno Stato che purtroppo lo ha abbandonato cosi come ha abbandonato e lasciato morire prima e dopo di lui persone che volevano realmente contrastare la mafia.
Una parte di Stato che oggi lascia solo chi, come il dott. Nino di Matteo, ha la ferma intenzione di far luce su quell’oscura pagina di storia dell’Italia.
Il maxi processo condotto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino segnò con un tratto indelebile l’inizio della fine per i padroni - padrini della Sicilia e un giudice come tanti diventò il magistrato più amato, ma contestualmente più odiato e temuto d 'Italia, tanto da imporgli di vivere perennemente sotto scorta, come se in carcere ci fosse lui, guardato con invidia, ma il più delle volte con timore e sospetto dagli stessi colleghi in toga.

Giovanni dà fastidio e “cosanostra” che dà l’ordine di assassinarlo.

Ci riusciranno alle 17.56 minuti e 48 secondi in quella calda e profumata serata siciliana, il 23 maggio 1992 su un autostrada che da Punta Raisi, porta verso la sua Palermo, verso la sua casa verso la sua gente.

A quell’ora gli strumenti dell’Istituto di Geofisica e di Vulcanologia di monte Erice registrano un piccolo evento sismico con epicentro nel comune di Capaci, ma non si tratta di un terremoto bensì di un’esplosione data da una carica di Tritolo di 500 kg.

" SI MUORE GENERALMENTE PERCHE' SI E' SOLI O PERCHE' SI E' ENTRATI IN UN GIOCO TROPPO GRANDE.
SI MUORE SPESSO PERCHE' NON SI DISPONE DELLE NECESSARIE ALLEANZE.
IN SICILIA LA MAFIA COLPISCE I SERVITORI DELLO STATO CHE LO STATO NON E' RIUSCITO A PROTEGGERE.”


23 Maggio 2016