Il verdetto della corte di cassazione, che ha dichiarato insufficienti le firme raccolte per indire il referendum contro la " buona scuola" è una pessima notizia.Si è persa la possibilità, attraverso il referendum , di coinvolgere l' intero corpo sociale in un ragionamento critico sulla legge 107 , massima espressione del liberismo renziano.

Il rammarico aumenta quando pensiamo che i quattro quesiti proposti dal comitato referendario riguardavano la democrazia, il lavoro, la formazione, i tagli dei finanziamenti alla scuola pubblica e l' agevolazione dei finanziamenti alle private.Si chiedeva infatti l'abrogazione dei super poteri assegnati ai dirigenti scolastici, del bonus ai soli docenti di ruolo ritenuti meritevoli, dell'obbligatorietà degli stage in azienda al posto della didattica, della detassazione delle "donazioni" dai privati alle scuole.
Nelle decine di comitati locali contro la buona scuola noi però abbiamo ascoltato e coinvolto mezzo milione di persone, che sono il nostro grande patrimonio. Proprio adesso, mentre la "buona scuola" sta dando il peggio di sé, rivelandosi fallimentare anche nelle procedure di assegnazione delle cattedre e ritardando l' avvio dell' attività didattica per centinaia di classi, é il momento di riallacciare i contatti stabiliti con la raccolta firme. I temi che proponevamo con i referendum sono ancora pienamente attuali, ma la lista delle vertenze da aprire potrebbe continuare a lungo per docenti, studenti e lavoratori della scuola.Sicurezza delle strutture scolastiche, regressione verso un insegnamento nozionistico e acritico, contratto scaduto da sette anni, lavoro sommerso e sottopagato, cancellazione dei diritti sindacali sono alcuni argomenti possibili, ma il più importante é la difesa di una idea della scuola democratica, pubblica, culturalmente critica che garantisca a tutti l' accesso al sapere , come stabilito dalla Costituzione e come ribadito nella proposta di legge di iniziativa popolare "LIP per la scuola della repubblica".
La controriforma renziana vorrebbe una scuola diretta come un' azienda, dove le decisioni si assumono nel chiuso di un consiglio di amministrazione ristretto, noi vogliamo una scuola fondata sul principio della collegialità .La "buona scuola" di Renzi non a caso trascura completamente i consigli, di classe e dei docenti , temendo che disturbino il "preside-manovratore", e per questo li presenta populisticamente come luoghi di inutili e improduttive discussioni.Noi siamo invece per una scuola della partecipazione nella quale tutte le componenti possano esprimersi e gli organi collegiali esercitino fino in fondo il loro potere sovrano di indirizzo sulla didattica, sulla valutazione e sull'offerta formativa.Occorre , da subito, ricordare e diffondere questi concetti che oggi, sin dentro alle scuole, non sono del tutto acquisiti specialmente fra le nuove leve e iniziare una campagna per il mantenimento e per il rinnovamento di questi spazi di democrazia e per la riaffermazione della sovranità degli organi collegiali.
Per la Commissione scuola PRC/SE federazione provinciale di Como
Pierluigi Tavecchio