Impregnata
dell’odore di bruciato e devastata da fiamme che hanno dato fuoco a
secoli di storia, insieme a pneumatici e veleni. Ribelle ma che
adesso sembra arrendersi così, avvolta nei suoi stessi fumi.
Implorante pioggia che lavi via la cenere e le coscienze e ponga
rimedio a ciò che la mano dell’uomo ha distrutto. Napoli si
presenta così, a pochi giorni dalla fine dell’emergenza che ha
visto il Parco Nazionale del Vesuvio andare in fiamme. E così sembra
sia finita, tra una notizia data di sfuggita da un giornale locale e
poche voci rimaste a parlarne. Non se ne parla quasi più, come se la
terra dei fuochi non fosse mai esistita.
Sembra
sia finita per chi in questa terra non vive, eppure chi ci abita
sente ancora l’odore dei veleni sottoterra che brucia gli occhi e
ancora fa male. Lo sa bene chi ci vive che quest’area è ancora ad
alto rischio biocidio. Lo sa bene chi ogni giorno contro le ecomafie
ancora combatte.
E
per questo motivo gli abitanti di Casalnuovo, un angolo di mondo che
il resto d’Italia fa fatica a collocare geograficamente, sono scesi
ancora una volta in piazza. Questo comune nell’area nord di Napoli
che l’Istituto Superiore della Sanità ha designato come uno dei
comuni dove con la più alta percentuale di morti per malattie
tumorali, è il cuore della terra di fuochi . Pochi giorni prima
anche Nola si era mobilitata e poi Acerra, dove un presidio
permanente ha stazionato per giorni davanti al municipio. Una catena
di paesi accomunati dall’unico desiderio di mettere fine allo
scempio ambientale che negli ultimi anni non ha fatto altro che
mietere vittime e chiedere risposte alle ammministrazioni comunali
sulle modalità e le tempistiche della presa in carico di questo
problema.
Nella
provincia a nord di Napoli aleggia ancora oggi una nube tossica e i
dati relativi all’inquinamento ambientale sono allarmanti. Serve
quanto prima che venga posta l’attenzione nazionale su questioni
irrisolte e che vengano presi provvedimenti contro i criminali che
stanno speculando sulla salute dei cittadini.
La
Campania non brucia da ieri, brucia da anni. I comitati e le
associazioni del territorio cercano da anni di porre l’attenzione
sul problema e da anni non vengono ascoltati. Addirittura c’è chi
in passato ha cercato di attribuire l’elevato numero di patologie
in questa regione agli stili di vita sbagliati.
La
platealità degli eventi accaduti ha costretto qualcuno ad occuparsi
della questione, il fumo nero che ha ricoperto in questi giorni il
Vesuvio è forse riuscito a risvegliare qualche coscienza. Ma è
proprio ora che il Vesuvio si è spento che occorre ribadire con
forza che la terra dei fuochi, invece, non si è mai spenta e non ha
smesso di lottare.
Pubblichiamo
il link della Piattaforma Stop Biocidio, realizzata dal coordinamento
dei comitati, attivisti e cittadini contro il biocidio.
Tutte le
realtà che volessero aderire e/o approfondire i singoli temi possono
scrivere una mail a
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