di Fabrizio Baggi
9 maggio 1978 – Peppino Impastato, militante di Democrazia Proletaria, viene brutalmente assassinato dalla mafia siciliana per volontà del boss di Cinisi Tano Badalamenti.
Quella di Peppino fu una vita dedicata alla ricerca della giustizia sociale, alla militanza politica ed alla lotta serrata contro il compromesso mafioso che avvelenava la sua terra.
In quel 1978, Peppino, dai microfoni della sua “Radio Aut”, denunciava con coraggio e determinazione gli abusi criminali compiuti nella quasi totale indifferenza, l’omertà di Cinisi, e faceva nomi e cognomi dei responsabili di una situazione che diventava sempre più pesante ed insopportabile.
Tutto questo non piaceva alle cosche, che decisero di chiudergli la bocca per sempre.
L’omicidio Impastato subì grandi tentativi di depistaggio, e qualcuno tentò addirittura di farlo passare per un atto legato al mondo del terrorismo, cercando di strumentalizzare il passato da militante extraparlamentare di Peppino.
Le indagini portarono poi al colpevole. L’assassino ha un nome, Gaetano Badalamenti, uomo di “cosa nostra” che controllava Cinisi.
Sono passati 40 anni da allora, in mezzo ci sono state le stragi di Capaci e via D’Amelio, le guerre di mafia, l’avanzata della ‘ndrangheta (sopratutto in Lombardia), tangentopoli, la fine della prima Repubblica ed il processo sulla “trattativa” per il quale il PN Nino di Matteo è stato condannato a morte dal “capo dei capi” Salvatore Riina intercettato nel carcere di Opera.
A questo proposito la sentenza e le conseguenti condanne di qualche settimana fa proprio sulla “trattaiva” hanno tutta la potenzialità necessaria per segnare un vero e proprio punto di svolta nella storia del nostro Paese. Bisogna solo che ci sia la volontà politica perché questo accada e ciò, purtroppo, non è così scontato.
Le idee di Peppino arrivano fino ai giorni nostri, ed esistono situazioni che proprio in suo ricordo portano avanti la battaglia dell’informazione come mezzo di lotta contro le mafie.
Uno di questi è certamente rappresentato in tutta la sua forza dall’esperienza di RADIO SIANI, una web radio di Ercolano (NA) che trasmette dalla ex casa del boss della camorra “Birra” oggi “bene confiscato”.
La radio vede una ventina di ragazze e ragazzi che prprio in memoria di Radio Aut hanno infranto il muro dell’omertà e trasmettono denunciano abusi mafiosi dando valore a quella che un tempo veniva definita controinformazione.
Esperienze e progetti sociali come quella di Rado Siani sono molteplici e rappresentano realmente una modalità efficace per far sì che il sacrifico di Peppino Impastato e di tutte e tutti coloro quelle donne e quegli uomini che hanno donato la propria vita nel nome della lotta alla mafia non siano vani.
Le idee di Peppino camminano sulle nostre gambe. La mafia è e sempre sarà una montagna di merda.

Milano, 09 maggio 2018