Nel suo intervento di un paio di ore fa il dott. Proietto, direttore dell’ U.S.P ci invitava a volare
alti, nel parlare di scuola.
Io invece vi chiedo di seguirmi in un viaggio nel sottosuolo della scuola italiana.
Non dobbiamo dimenticare che la scuola italiana è anche questo:
Alunni di quarta liceo (!) che di fronte ad una vetrina con i reperti archeologici carbonizzati di
un deposito di cereali del V d.C, mi chiedono “ prof., cos’è la segàle?”
Insegnanti di filosofia che alla maturità dicono ai miei studenti che “ Marchionne e gli operai
hanno un comune nemico, il mercato”.
Docenti di scienze umane che trattano l’omosessualità come una malattia.
E potrei continuare, anche voi immagino.
Questa scuola è il riflesso di un paese come l’Italia dove le pratiche e la mentalità fascista sono
sempre più diffuse nel senso comune.
Xenofobia, individualismo esasperato, guerra ai poveri che diventa guerra fra poveri,
Un paese governato da una maggioranza populista che approfondirà il divario fra ricchi e
poveri perchè sta varando una manovra che lascia intatti i privilegi ( del 20% più ricco degli
italiani che possiede 700 volte le ricchezze del 20% più povero) e premia con il condono gli
evasori fiscali che non hanno fregato il fisco per complessivi 110 miliardi.
Si taglia lo stato sociale dicendo che non ci sono soldi, si fanno le elemosine.... anche noi
insegnanti ne sappiamo qualcosa.., ma i soldi ci sono! Basta una patrimoniale e una vera lotta
all’ evasione. Occorre una tassazione progressiva come dice la Costituzione , e non la flat tax
che premierebbe solo i ricchi e toglierebbe risorse per la sanità , la scuola, l’ assistenza.
In tutto questo quadro la scuola pubblica è sotto l’effetto negativo della legge 107, e restano
validi alcuni dei temi che erano stati al centro della campagna referendaria contro la buona
scuola che iniziammo nel 2016 ( SQUORUM) e che non arrivò in porto perla mancanza una
manciata di firme.
In primo luogo dobbiamo continuare a criticare il sistema dell’ alternanza scuola lavoro, che
-Toglie un numero abnorme di ore alle attività scolastiche offrendo spesso esperienze ripetitive
e poco significative che potrebbero essere effettuate nella metà del tempo impiegato
- Spesso si configura come lavoro vero e proprio, svolto SENZA essere retribuito
Concretamente L’ ASL andrebbe decisa e programmata dai consigli di classe, in piena
autonomia e per l ‘arricchimento dell’ offerta formativa, similmente a quello che già si fa per
attività , consigliate e non obbligatorie, come i viaggi di istruzione.
E non deve comportare, come invece avviene oggi, spese aggiuntive per gli studenti che la
svolgono.
Nel caso invece si configuri come attività lavorativa vera e propria deve essere retribuita e
tutelata a norma di legge per evitare il ripetersi dei numerosi casi di lavoro nero
istituzionalizzato riscontrati nel recente passato.
Altro tema riguarda il sistema di valutazione ed in particolare le conseguenze dell’ istituzione
chiamata INVALSI.
Le Prove Invalsi, lo sappiamo tutti, e persino lo stesso ente lo ha di recente ammesso, non
certificano nulla di importante ma al contrario, verificano solo conoscenze nozionistiche in un
numero limitatissimo di discipline. Eppure, pur trascurando ( e non potrebbero fare altrimenti)
il raggiungimento di obiettivi educativi come l’ acquisizione del senso civico, delle capacità
critiche ed espressive, le prove INVALSI sono usate per stabilire una graduatoria della qualità
delle scuole, alimentano la competizione tra i vari istituti e costringono gli insegnanti a
trasformarsi in addestratori per Il raggiungimento di buoni risultati nei test.
Il meccanismo perverso che così si crea è subordinato anche dalla mancanza di risorse per la
scuola pubblica che costringe alla competizione insegnanti e istituti, ma a questo proposito
occorre smascherare, anche nel comparto scuola, la leggenda dei soldi che non ci sono.
Non a caso un punto fermo delle iniziative a sostegno della scuola pubblica , come ad esempio
la L.I.P. Per la scuola della costituzione è costituito dall’ obiettivo di destinare all’ istruzione,
come succede in tutti i paesi europei il 6% del PIL , contro il 2,5 attuale.
A causa dell’ assenza di fondi specifici per l’ istruzione , per i quali neppure il governo giallo
verde attuale fa eccezione, la scuola italiana produce un abbandono scolastico stimato intorno
al 25 % alle superiori e ratifica in modo spietato le differenze sociali come vediamo leggendo i
dati che ci dicono che solo il 2% degli studenti a basso reddito vanno bene a scuola.
Sempre da carenze strutturali dipendono poi due questioni con le quali vorrei concludere e che
mi sembrano terreni importanti di iniziativa sindacale.
La prima è l ‘ adeguatezza degli edifici scolastici e la loro sicurezza per chi ci vive. Insegnanti e
studenti , per essere sicuri non hanno bisogno di telecamere e sistemi di sorveglianza promessi
demagogicamente dal ministro della paura. Ci bastano edifici che non crollino, aule non
sovraffollate e gli insegnanti necessari per formare più classi, meno numerose e nelle quali Ttti
gli alunni che ne hanno bisogno possano avere docenti di sostegno.
Per il lavoro dei docenti infine, il tema di fondo da porre necessariamente in tutte le sedi
contrattuali è quello della emersione del lavoro sommerso. Personaggi come Salvini cavalcano
i luoghi comuni come quello degli insegnanti che lavorano 18 ore alla settimana o che hanno
tre mesi di ferie.
Fanno finta di non sapere che in realtà la scuola italiana si regge grazie ad un lavoro a scuola e
a casa che supera le 35 ore settimanali, che viene solo in minima parte retribuito e che si
svolge a titolo volontaristico e gratuito.
Se noi insegnanti facessimo tutti solo quello per cui siamo retribuiti, la scuola italiana
semplicemente andrebbe al collasso.
È quindi giunto il momento di porre la questione lottando per il riconoscimento effettivo e per la
giusta retribuzione dei carichi di lavoro che oggi sono lasciati al buon cuore di chi accetta di
svolgerli spinto da motivazioni etiche.
Gigi Tavecchio RSU LICEO CARLO PORTA ERBA
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