A distanza di un anno e mezzo dal regolamento contro le persone povere e senza fissa dimora del dicembre 2017, la maggioranza che regge il Comune di Como non ha saputo affrontare nessuno dei problemi della vita sociale cittadina, e invece torna a ribadire la propria logica punitivarepressiva e discriminatoria proponendo nel nuovo Regolamento di polizia urbana le parti peggiori della legge Minniti sul decoro urbano.
Il nuovo regolamento di Polizia urbana è infatti un accumulo di divieti che limitano inutilmente e pesantemente la libertà di “vivere la città”, anche nelle azioni più banali ed innocue, con lo scopo prioritario di intimorire ed allontanare la parte debole e disagiata della popolazione, senza proporre alcuna azione che affronti realmente le problematiche sociali né tanto meno cerchi di garantire le esigenze fondamentali delle persone che a volte sono costrette a comportamenti sanzionabili solo per soddisfarle. Le regole enunciate – capziose a tratti, approssimative nella maggior parte dei casi, comunque subordinate a una drammatica valutazione soggettiva -, ammesso che possano essere fatte rispettare, sono rivolte esclusivamente a un controllo del territorio e a una omologazione dei comportamenti personali, senza alcuna considerazione per l’affermazione della qualità della vita e la salvaguardia dei diritti.
La città viene quindi interpretata come uno spazio da governare con metodi polizieschi, con la possibilità di adottare anche specifici provvedimenti di repressione e di espulsione (il cosiddetto “daspo urbano”) da zone particolari del territorio, dove i cosiddetti principi del “decoro” assumono l’aura di regole assolute e indiscutibili.
Diciamo no a questo regolamento, rivendicando invece un percorso di partecipazione e condivisione per la messa a punto di regole di convivenza civile.
Chiediamo nel contempo una progettualità urbana e sociale realmente risolutiva delle evidenti problematiche, contrastando soluzioni sbrigative, emotive ed inefficaci.
È indispensabile che l’amministrazione pubblica si impegni ad affrontare le criticità che interessano tutti gli strati della popolazione, a partire da quelli più fragili.
Servono scelte coraggiose e lungimiranti, in grado di rendere efficiente il sistema dell’accoglienza e dell’assistenza, che va integrato con quei servizi indispensabili (come un centro di bassa soglia) per venire incontro alle esigenze delle persone migranti e transitanti. Servono anche decisioni rapide per restituire alla piena fruibilità di tutti (residenti, turisti, forestieri, migranti) le strutture che già esistono e che non comportano grandi oneri di funzionamento. Serve discutere senza inutili rinvii e perdite di tempo tutte le proposte già formulate su questi temi.
Como senza frontiere, insieme a molte altre realtà, da tempo sollecita l’amministrazione e tutte le forze politiche e sociali a prendere atto di queste fondamentali esigenze della città e del territorio.
Di questa sicurezza ha bisogno la cittadinanza, non di discriminazione e repressione.