Perché è stato giusto scioperare il 5 maggio contro il ddl Renzi-Giannini
Noi non vogliamo nelle scuole la guerra fra poveri

Ci sono molti messaggi inquietanti nel testo del DDL “La Buona Scuola”. Si vuole  chiaramente diffondere una visione della scuola e della società basata sull’individualismo e sulla competitività esasperata.
Prendiamo ad esempio i poteri che vengono attribuiti al Dirigente scolastico: sarà l’unico responsabile del progetto didattico ma soprattutto, elevato a capo d’azienda, potrà assumere direttamente i docenti che saranno messi in mostra in albi provinciali.
Li chiamerà individualmente scegliendo quelli più adatti al suo piano aziendale.
Ci immaginiamo schiere di docenti affannati nel tentativo di mostrarsi migliori del colleghi – concorrenti diretti.
Ci immaginiamo – è inutile nasconderlo – clientelismi, favoritismi, ed atteggiamenti ruffiani.
Ma se anche così non fosse una cosa ancora più grave è certa: ogni contratto sarà individuale, verrà scelto il docente migliore, più a buon mercato, quello più accondiscendente e disposto a chinar la testa e rinunciare ai suoi diritti per avere un posto.
La concorrenza, lo sappiamo, si vince abbandonando ogni pretesa di tutela; ogni insegnante avrà un contratto su misura e sarà premiato o cacciato in base alla sua capacità di adeguarsi alle linee culturali – didattiche del dirigente, addio così alla libertà di insegnamento.
In questa versione (da pezzenti) del calcio mercato quali espedienti useranno i dirigenti scolastici per aggiudicarsi gli insegnanti per convincerli a trasferirsi ? Che fine faranno quelli che verranno rimpiazzati ?
Sarà una giungla in cui non ci saranno più regole morali e etiche ma vincerà solo la legge del mercato. Saranno abolite ogni discussione, ogni contrattazione collettiva, basi concrete della Democrazia.
Tutto questo già da domani ? No, e questo paradossalmente, è il lato più pericoloso della riforma, perché la chiamata diretta non riguarderà i docenti di ruolo che vengono messi in un angolo ad attendere la pensione nella speranza che non si mettano ad interessarsi dei diritti altrui.
Così avremo per un lungo periodo due forme diverse di contratto : quelli individuali degli assunti a chiamata e quello dei vecchi “privilegiati”.
Si creeranno in questo modo rancori, frantumazioni ed un esasperato individualismo.
Per questo è indispensabile che oggi,  i lavoratori della scuola ,  si mobilitino per le generazioni  future.
Difendere oggi i diritti che rischiano di essere cancellati domani.
Dobbiamo difendere la contrattazione collettiva su orari, mansioni, stipendi e la collegialità nella condizione della scuola per regalarle  ai futuri insegnanti e lavoratori della scuola


LORO NON LO SANNO ANCORA,  MA NE AVRANNO UN DISPERATO BISOGNO.
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05 – MAGGIO – 2015
Per la Segreteria provinciale di Como del Partito della Rifondazione Comunista

Pierluigi Tavecchio – Segretario Provinciale  - Responsabile scuola e politiche sociali.



Vignetta creata da Pierluigi Tavecchio