Como, 20 marzo 2017
Si è tenuto ieri Como l’incontro per ricordare il ragazzo maliano che il 27/2/2017 è morto,
fulminato dalla linea ad alta tensione, mentre cercava di oltrepassare il
confine e raggiungere la Svizzera.
Decine e decine di
persone appartenenti ad associazioni, movimenti, partiti politici, atei,
cristiani, musulmani, accomunati da un’unica voglia di urlare contro
l’ingiustizia di essere umani costretti a morire solo per poter attraversare un
confine. Tra gli interventi, particolarmente commoventi le parole di un giovane
migrante, che vive in Svizzera da quattro anni, che riportiamo integralmente:
“Oggi
siamo venuti dalla Svizzera per quello che è accaduto sulla ferrovia che attraversa
i Paesi dove abitiamo. Alcuni di noi sono svizzeri, altri migranti come me, alcuni
cattolici, altri musulmani, atei, alcuni di partiti politici, altri di
associazioni, movimenti, altri semplicemente liberi cittadini. L’importante non
è da dove veniamo né a cosa apparteniamo ma ciò che ci consente di trovarci
assieme in questa giornata. Noi non accettiamo che le persone debbano morire
solo per essere nate nel luogo sbagliato; non accettiamo che debbano mettere a
rischio la propria vita per attraversare un confine o arrivare alla fine di un
lungo viaggio. Guardiamoci tutti negli occhi gli uni con gli altri. Noi siamo
dalla parte dei diritti umani. Noi vogliamo un mondo dove la gente viva libera,
dove la gente si rispetti. Ma queste sono solo parole, traduciamole in azioni
concrete. Non dobbiamo né possiamo permetterci di fermarci qui. Esigiamo delle
risposte, dei cambiamenti ed una presa di responsabilità da parte di chi ha il
dovere di proteggere la vita di tutti gli esseri umani e invece molto spesso
chiude gli occhi. Siamo venuti in treno da Balerna fino qui a Como per riunirci
con l’altra realtà al di là del confine, perché anche se le frontiere vogliono
dividere i popoli, noi ogg dimostriamo di essere al di sopra di questo e
collaborare assieme. Siamo venuti qui per riunirci con i migranti che, come il
ragazzo morto a Balerna, non possono attraversare la frontiera”.
Dopo il suo
intervento, legge il comunicato scritto da alcune persone di Balerna e del
Ticino dopo la morte del ragazzo:
“I
VOSTRI MURI SONO I NOSTRI MORTI”.
Il 27/02/2017 sarà
un giorno che non potremo mai dimenticare per una questione di dignità umana e
di responsabilità come individui. Il 27/02/2017 il Mediterraneo è arrivato alle
nostre porte. Una persona è morta drammaticamente sul tetto di un treno
tentando di attraversare la frontiera tra Italia e Svizzera.
Questa persona è stata spinta a compiere questo gesto
perché non aveva il documento giusto, la pelle del colore adatto, le origini più
adeguate.
Queste persone non
muoiono e basta: le morti sono conseguenze delle decisioni, delle leggi, dei
modi di fare degli Stati che ci governano, dei rappresentanti che abbiamo
votato. Vi verrebbe mai in mente di entrare in un altro Paese sul tetto di un
treno? Di andare da un Paese ad un altro in un gommone di plastica con la
vostra famiglia? Di dormire nascosto in inverno per strada? No. A loro neanche,
e se lo fanno è perché si vedono costretti a causa dell’attitudine razzista e
disumana di questo sistema, di questo Occidente.
L’ennesimo morto,
l’ennesimo morto in un luogo di confine. Non è stato il primo e, se non
facciamo nulla, non sarà l’ultimo. Questa persona è stata spinta a morire nello
stesso luogo dove viviamo oggi tutti noi.
Per alcuni la vita,
per altri la morte, quando il sangue dei nostri corpi ha lo stesso colore. La
prossima volta che voteremo per un’ulteriore chiusura delle frontiere e per il
peggioramento delle condizioni dei diritti dei migranti, tutte quelle
sofferenze, tutte quelle morti, peseranno sulla coscienza. Chi viene in Europa
non lo fa per piacere come noi quando andiamo in vacanza, non lo fanno perché
ci odiano e vogliono rubarci le case e il lavoro. Vengono perché le loro terre
sono state sfruttate da secoli tramite lo sfruttamento delle risorse e la
guerra di potere, distruggendo la pace e compromettendo il futuro di intere
generazioni.
La migrazione è un
fenomeno intrinseco dell’essere umano: da millenni i popoli si sono spostati da
un luogo all’altro per diversi motivi e pretendere di frenare questo è come
voler mettere il mare in un bicchiere.
C’è bisogno che si
accumulino i morti davanti alle nostre case per farci cambiare atteggiamento?
Anche se ci vogliono separati dobbiamo rimanere uniti, solo tramite la
solidarietà e l’appoggio mutuale potremo costruire un mondo migliore, un mondo
di pace e uguaglianza. I migranti e le migranti sono esseri umani come tutti
noi e dobbiamo accoglierli con amabilità e rispetto dei diritti umani.
Oggi sono loro,
domani forse saremo noi e non ci piacerebbe essere trattati come cani, o sapere
dopo mesi che un nostro figlio, fratello, padre, amico, è morto.
Come in questo
caso, folgorato sopra il tetto di un treno. I popoli sono quelli che scrivono
la Storia. Scriviamo una pagina che potremmo far leggere agli altri, fieri di
sapere che quello che non volevamo per noi non lo abbiamo voluto per gli altri.
Con chi scappa da guerra e povertà.
Nessun essere umano è illegale”.
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