Nessun relatore ne ha ancora parlato quindi sottolineo la
gravità delle misure contenute nel ‘decreto sicurezza” che, fra le tante
nefandezze, consentono anche di mettere all’ asta i beni sequestrati alle mafie
con la quasi certezza che essi tornino, attraverso prestanome, nelle mani dei
mafiosi. Il provvedimento governativo toglie uno strumento nella lotta alle
mafie e rappresenta una pesante involuzione culturale. Una resa nei confronti
della criminalità organizzata.
Oltre ad una battaglia simbolica contro le mafie, che come
forza politica abbiamo sempre condotto e che continueremo a fare come nel caso
della intitolazione ufficiale a Falcone e Borsellino di un parco di Mariano
Comense, pensiamo sia necessario un salto di qualità nel contrasto alle mafie.
Pensiamo ad un osservatorio antimafia che si occupi di dare
informazioni su come riconoscere il fenomeno mafioso e dia indicazioni alle
singole persone e a chi lavora nella pubblica amministrazione, su come agire,
nella vita di tutti i giorni, senza rendersi inconsapevolmente complici dei
traffici illegali. Pensiamo ad una rete informativa composta da cittadini che
individui le imprese e le attività economiche pulite ed estranee al ricatto,
allo sfruttamento del lavoro nero e alle pratiche illegali e le segnali per il
loro comportamento esemplare.
Siamo sconcertati di fronte alla posizione di chi, fra i
relatori e fra il pubblico, ha sostenuto la necessità di mettere in vendita i
beni sequestrati alle mafie per “fare cassa” senza rendersi conto di fare in
questo modo un grosso favore alle associazioni criminali.
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