Non è facile, in tempi come questi, appellarsi alla legge.
La legge dovrebbe essere uguale per tutti – così almeno recita la frase che campeggia sulle pareti di tutti i tribunali. Ma la legge – qui, ora – non lo è più. Non lo è per le persone che migrano, non lo è per le persone e le organizzazioni che cercano di ridurre il danno, soccorrendole e accogliendole.
Eppure, anche in tempi come questi, osiamo appellarci alla legge.
All’antichissima legge del mare che IMPONE di salvare i naufraghi e di portarli in un porto sicuro, non di limitarsi a compilare statistiche delle vittime, non di riportarli lì dove ha avuto origine il loro dramma. Una legge che ha trovato spazio nelle convenzioni internazionali che anche lo Stato italiano ha sottoscritto.
Alla legge costituzionale italiana (nata dalla lotta contro il fascismo, il nazismo, il razzismo) che all’articolo 2 PROCLAMA il dovere della solidarietà: «La Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
Sono leggi che dovrebbero essere iscritte nei sentimenti profondi di tutti e tutte, e che invece oggi sono dimenticate, contraddette, vilipese da governi e governanti, ma anche da benpensanti e indifferenti.
Non possiamo assistere al naufragio dell’umanità.
Quello che è accaduto – e continua ad accadere – nel Mediterraneo, così come nei deserti africani, o alla frontiera tra Messico e Stati Uniti, non riguarda solo qualche decina o centinaia o migliaia di migranti, non riguarda solo una o cento o mille organizzazioni non governative.
Riguarda tutti e tutte.
La vicenda della nave Sea Watch 3, dei migranti a bordo, dell’equipaggio, della capitana Carola Rackete è l’esito di una inammissibile deriva inumana e razzista.
Abbiamo il dovere di reagire, di chiedere il rispetto delle leggi fondamentali, di restare umani.
Abbiamo il dovere di indicare un porto sicuro per l’umanità, per i naufraghi, per le persone migranti, ma anche per tutti noi.

Lunedì 1 luglio 2019 alle ore 20.30 in piazza Grimoldi a Como chiediamo a tutte e tutti di partecipare a un presidio, così come era stato il 3 ottobre 2018 in solidarietà con il sindaco di Riace Mimmo Lucano, per esprimere il nostro sostegno a Sea Watch, a Carola Rackete, all’equipaggio, per riaffermare il nostro dovere di solidarietà e di accoglienza nei confronti di uomini e donne migranti.
Como senza frontiere

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